La zebra e lo scienziato in scena al Politecnico di Torino


Nell’ambito del Festival della Tecnologia, presso il Politecnico di Torino, andrà in scena 9 novembre alle ore 21 la pièce “La zebra e lo scienziato”, la cui drammaturgia e regia sono curati da Valeria Freiberg, direttrice artistica dell’Associazione Ariadne / Compagnia Teatro A.
Lo spettacolo si fonda sulla storia vera e appassionata di vita e d’amore tra Laura e Gustavo Colonnetti, noto ingegnere e matematico, che fu, tra l’altro, Direttore proprio del Politecnico dal 1922 al 1925. La storia si svolge a Torino dei primi anni del Novecento e narra, attraverso i due protagonisti, lo spirito che anima l’Italia alla fine degli anni ’20. Il testo suscita particolare interesse per gli aspetti culturali fra guerra e dopoguerra e costituisce lo spunto per una riflessione più ampia su una pagina cruciale della storia d’Italia, attraverso tematiche più ampie: dal razzismo alla xenofobia, evidenziando meccanismi sociali e culturali, che vi stanno alla base . Si fa rivivere nel pubblico il ricordo di due persone straordinarie, aprendosi contemporaneamente alla Storia tramite la contrapposizione fra la “disumanità” dell’oblio e la comprensione emotiva dell’irripetibilità del singolo destino umano.
 
Afferma la regista Valeria Freiberg: “Il peggior contenitore della memoria storica è la memoria umana. Il più bel contenitore della memoria storica è la celluloide. Abbiamo voluto trovare un mezzo per attivare un meccanismo della memoria condivisa e convissuta. Abbiamo voluto “alleggerire” la recitazione degli attori trasferendo l’accento del conflitto scenico sullo schermo. Abbiamo tolto l’apparenza “monumentale” dalle vite dei nostri personaggi per poter creare un dialogo diretto con il tempo che scorre. Abbiamo voluto parlare di loro in modo “antibiografico” senza creare una trama, ma raccogliendo degli ingredienti necessari per uno stato d’animo condivisibile al di fuori delle regole generazionali, storiche o sociali. Abbiamo voluto ascoltare, insieme al pubblico, la voce della memoria”.
Carlo Marino
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