Mario Incudine è Modugno a Roma

Davvero fantastico lo spettacolo “Mimì” creato da Mario Incudine, con la regia di Moni
Ovadia e Giuseppe Cutino e i testi di Sabrina Petyx, che annoda tutte le
fila della narrazione per dipingere un personaggio unico che ha creato uno
stile inimitabile: Domenico Modugno.
Incudine porta sul palcoscenico, in prima nazionale alla Sala Umberto in Roma,

Moni Ovadia photo©Carlo Marino

tutta quell’energia del cantore fintosi siciliano che ha conquistato il mondo.
Un giovanissimo Domenico Modugno durante le riprese di un film, a cui
partecipava con un piccolo ruolo come attore/cantante, fu notato dal
protagonista Frank Sinatra mentre cantava una ninna nanna pugliese.
Sinatra, attratto, chiese al giovane di quella incantevole nenia e
Mimì, cosi lo chiamavano tutti in paese, rispose dicendo che era un vecchio canto
della sua terra, la Puglia.
Moni Ovadia photo © Carlo Marino European News Agency

Il divo americano sorrise e gli consigliò di fingersi
siciliano, perché, diceva “la Sicilia la conoscono tutti, tutti sanno dov’è e
poi il dialetto è molto simile al tuo. Fingiti siciliano e conquisterai il
mondo”. E cosi il giovane Mimì Modugno, nato a Polignano a Mare,
cominciò a inventare la nuova canzone d’autore in dialetto. Fu il primo a
dare una voce agli animali, prima ancora che lo facesse Disney con i suoi
cartoni animati e un po’ come Esopo nelle sue favole fece la caricatura dei vizi e delle virtù
degli uomini prendendo ad esempio proprio gli animali.
Mario Incudine photo © Carlo Marino

Da tutto questo nacquero capolavori quali “musciu niuru” (gatto nero), canzone sulla
diversità dell’uomo; “lu grillu e la luna” poetica canzone sull’amore
impossibile; “Cavaddu cecu di la miniera” e “Sciccareddu ‘mbriacu”,
struggente canto il primo, divertentissimo e pieno di ironia il secondo, sullo sfruttamento sul lavoro.

Mario Incudine alla Sala Umberto in Roma photo © Carlo Marino European News Agency

E ancora la più grande storia d’amore tra due
animali nel famosissimo brano “u pisci spata”. Era in anticipo sui tempi il grande Modugno.
Quando apriva i concerti di Gilbert Becaud, aveva già
inventato il teatro canzone con brani come “lu frasulinu” cunto ironico e
drammatico sulla morte inattesa dello scemo del paese trovato
congelato in una pozza d’acqua di fronte alla totale indifferenza di
tutti. Cantava contro la Guerra in “tamburo della guerra” , portò per la
prima volta alla ribalta la pizzica della terra salentina con “pizzica po’” e
cantò la sua preghiera laica nella dolcissima “notte chiara” fino a
raccontare il mondo femminile con dissacrante poesia nella “donna
riccia”.

Moni Ovadia photo © Carlo Marino

Carlo Marino

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