Il mondo di Jonas

L’opera di Jonas Burgert (Berlino, 1969) sembra una distesa titanica di colori su carta, dove fluttuano motivi che trattano l’inesauribile groviglio dell’esistenza umana. Un groviglio fatto distribuendo personaggi fantastici e conturbanti in surreali scene teatrali. Avvicinarsi al nocciolo dell’esistenza sembra essere l’ossessione dell’artista che incalza con una sorta di scandaglio i fondali della realtà e delle cerimonie umane. Osservandone le opere, si ha la sensazione che questo artista tedesco, nel corso di una esplorazione del profondo, tra emozioni e sentimenti, si soffermi negli indistinti anfratti del presente, ritrovandosi di tanto in tanto in angoli inesplorati e di fronte a demoni che rivelano una natura sprezzante e impetrabile. Sezioni anatomiche, pesci, forme reticolate e romboidali. Si tratta di germi primordiali destinati a evolversi nelle figure che, affastellate o in singole scene, ci si appresta a vedere nella gran parte delle opere di Burgert.

Talvolta si tratta di opere gigantesche (Luft nach Schlag, ad esempio, misura quattro metri per quasi sette) che furoreggiano allucinanti sull’osservatore, sovrastandolo con lo sguardo concentrato e penetrante di misteriosi officianti. Sono rappresentazioni insolite e riti arcani alla H.P. Lovecraft del Necronomicon o delle Montagne della follia.

Jonas Burgert è un maestro della pittura immaginifico- figurativa e con ogni pennellata è abile nel creare scene ricche di pura complessità. Il teatro dell’umana esistenza è il soggetto della sua opera. In lui si invera l’istintiva necessità che hanno gli esseri umani di dare un senso alla propria vita. E’ un’esplorazione che va oltre l’immaginazione, la ragione ed il desiderio. Si tratta di drammi dinamici pittorici che generano paesaggi monumentali affollati di figure fantastiche che vanno dalle scimmie alle amazzoni, dalle zebre agli scheletri…

Jonas Burgert

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