Prima romana per Giuseppe Scoditti al Teatro Basilica

Paolo Sorrentino vieni devo dirti una cosa”, uno spettacolo di e con Giuseppe Scoditti, scritto da Giuseppe Scoditti e Gabriele Gerets Albanese, che ne cura anche la regia, sarà in scena al TeatroBasilica, suggestivo teatro diretto dall’attrice Daniela Giovanetti, il 23 e 24 marzo 2024.  

Si tratta di una prima volta a Roma e il giovane talento comico Giuseppe Scoditti (tra i fondatori di Contenuti Zero, attore nella trasmissione di Rai 2 Bar Stella e nell’ultimo film di Nanni Moretti) porta in scena un racconto che, pur partendo dal mondo dello spettacolo, diventa una storia universale sulla forza dei sogni, sulla difficoltà, soprattutto per le nuove generazioni, di realizzare i propri obiettivi e le proprie ambizioni. Tra diversi linguaggi che spaziano dal cinema, alla stand up, alla performance e al teatro di prosa, Scoditti esplora la realtà attraverso la satira, facendo divertire e riflettere il pubblico nel raccontare i paradossi della contemporaneità.

Nel 2018 ho fatto un provino per un film di Paolo Sorrentino – spiega Scoditti – E non sono stato preso. Adesso vorrei dire delle cose a Paolo. Tutto quello che non gli ho detto dopo quel no. Questo spettacolo nasce esclusivamente per questo motivo. Tutto quello che avrei sempre voluto dire a Sorrentino ma che non ho mai osato dirgli.

La grandezza è solo qualcosa che abbiamo inventato. Siamo arrivati a credere che la grandezza sia un dono riservato solo a pochi eletti, ai prodigi alle superstar.

E che il resto di noi può solo stare a guardare. Ma la verità è che la grandezza è per tutti noi.

Non si tratta di abbassare le aspettative, si tratta di aumentarle per ognuno di noi. Perché la grandezza non è nascosta in un posto speciale o in una persona speciale.

La grandezza è ovunque qualcuno cerchi di trovarla.

Se la grandezza non bussa alla tua porta forse dovresti andare tu a bussare alla sua.

Non è una questione di grandi discorsi, di trionfi, di luci brillanti.

Ma di sogni. Folli.

E se le persone dicono che i tuoi sogni sono folli, se ridono per quello che pensi di poter fare, tu lasciali fare.

Perché quello che non riescono a capire è che chiamare folle un sogno non è un insulto.

È un complimento. Non chiederti se i tuoi sogni sono folli

chiediti se sono folli abbastanza.

Carlo Marino

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