Al Teatro di Villa Lazzaroni in Roma lo spettacolo E.T…CITOFONO…A…CASA!

Sarà in scena dal 10 al 12 marzo al Teatro di Villa Lazzaroni lo spettacolo E.T…CITOFONO…A…CASA! di e con Andrea Rivera e con Matteo D’Incà alla chitarra. Si tratta di uno spettacolo che è frutto di quello che il critico teatrale Martin Esslin definì “Il teatro dell’assurdo” per descrivere un insieme di particolari commedie scritte a metà del Ventesimo secolo e tutte le commedie successive scritte nella stessa tradizione. Le opere che Esslin prese in esame erano illustrative di una tesi filosofica di Albert Camus, che affermava che “la vita non ha alcun significato intrinseco”. Tali commedie associate a questo movimento generalmente condividono diverse caratteristiche, tra cui dialoghi senza senso, azioni ripetitive o prive di significato e trame non realistiche o impossibili.

Nel caso di “E.T…CITOFONO…A…CASA!” il titolo dello spettacolo si rifà alle famose Citofonate ironiche (format ideato dall’autore e andato in onda per molti anni su Rai 3) ed è legato da un filo illogico grazie ad un continuo vortice di giochi di parole sui tic e le nevrosi della società attuale come il celebre monologo sull’abuso di farmaci “A Voltaren mi dicono: sii Fluifort…poi Tac…piiRina e a forza di farle Serenase al freddo, facevano Zerinol gradi… mi son Buscopan un Bronchenolo!” o i gelati precotti che ormai parlano “Ero solo Solero, vedo una…aMaxiBon! Mi ACucciolone… le spalmo Cremino sperando che dopo Lemonissimo un po’… Giochi di parole intervallati da canzoni ironiche in stile Gaber/Jannacci come avviene ne La facoltà di non poter lavorare (ormai l’unica facoltà a numero aperto nelle Università italiane!) dove “tu che hai studiato la facoltà di Agraria ora vendi patate di Avezzano sulla Salaria…”  L’improvvisazione con il pubblico è uno degli elementi che fa da cornice allo spettacolo in cui il fulcro del quadro è: oggi i politici son degli Chagall…ti chiedo una Manet e ti ruba le Monet”, per culminare dolcemente con “…stavo con una Catalana che era una Crema…poi mi fa: so’ Zuppa Inglese!”. E nella rilettura ironica delle favole per bambini dove a causa dei tagli alla sanità tutte le favole ormai cominceranno con: C’era un’aorta…”

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