Il “padre intellettuale” di tale scuola fu Tibor Gerevics, storico dell’arte e primo direttore dell’Accademia d’Ungheria in Roma. L’intento di Gerevich consisteva nel proposito di voler indirizzare gli artisti borsisti a studiare la tradizione artistica greco-romana nonché le tendenze dell’arte moderna italiana anziché quella francese e tedesca, dando vita in tal modo ad un nuovo stile romano ungherese.
Per Scuola Romana non si intendeva una formazione accademica bensì un milieu artistico caratterizzato da un’apertura tipica dei laboratori di formazione autodidatta, la cui forza risiedeva nelle influenze reciproche date dal luogo (Roma) e dagli artisti ivi presenti.
Gli artisti della Scuola Romana si presentarono per la prima volta a livello internazionale nel 1930 alla Biennale di Venezia.
Vilmos Aba-Novák, Pál Molnár C., Pál Pátzay e István Szőnyi tra l’altro nel tempo divennero figure dominanti della storia dell’arte ungherese. Al loro rientro in Ungheria eseguirono numerose commissioni statali ed ecclesiasiche. Al primo gruppo di borsisti ne seguirono fino al 1942, altri 125 che poterono lavorare negli spaziosi atelier della Palazzina, in alcuni casi anche per due tre anni.
Tra gli artisti presenti in mostra vanno menzionati i seguenti:
Vilmos Aba-Novák ( 1894-1941) pittore, grafico, uno dei talenti più originali e contesi della pittura moderna ungherese. Completa i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Budapest per proseguire poi alla colonia artistica di Szolnok e di Nagybánya. Nel 1928 è tra i primi borsisti dell’Accademia d’Ungheria in Roma. Dal 1939 diventa docente presso l’Accademia di Belle Arti di Budapest. In qualità di affreschista realizza numerosi incarichi statali ed ecclesiastici. Nel 1937 all’EXPO di Parigi e nel 1940 alla XXII edizione della Biennale di Venezia vince il Gran Premio. Lo stile virtuoso dei suoi dipinti a tempera realizzati nel suo tardo periodo artistico, risente sia dell’espressionismo sia degli elementi del linguaggio formale del Novecento italiano.
Pál Molnár C. (1894-1981) pittore, grafico. Dal 1915 al 1918 studia disegno presso l’Accademia di Belle Arti di Budapest sotto la guida di Pál Szinyei Merse. Completati gli studi, si sposta a Ginevra e poi a Parigi. Al suo rientro in Ungheria nel 1923 si dedica alla grafica di opere letterarie, manifesti e all’incisione.Tra il 1928-31 soggiorna a Roma con una borsa di studio presso l’Accademia d’Ungheria in Roma. Dagli anni 1930 si dedica principalmente alla pittura.
Pál Pátzay (1896-1979) scultore, incisore. Inizia i propri studi presso l’Accademia di Belle Arti di Budapest, da dove successivamente viene espulso e quindi prosegue gli studi in maniera autodidatta. Dopo numerosi viaggi di studio effettuati all’estero, dal 1928 al 1930 soggiorna Roma in qualità di borsista dell’Accademia d’Ungheria in Roma. Per via della sua concezione artistica ed opere viene considerato il rappresentante più coerente della cosiddetta “scuola romana” ungherese. Le sue opere rispecchiano l’incontro delle ricerche neoclassiciste dell’armonia con il dinamismo tipico del Barocco. Tra il 1945 ed il 1975 insegna all’Accademia di Belle Arti di Budapest, prima come professore successivamente in qualità di docente. Sotto la sua guida hanno studiato numerose generazioni artistiche, tra i suoi allievi divenuti successivamente famosi, si ricorda Imre Varga.
István Szőnyi (1894-1960) pittore, grafico. Completa i suoi studi di pittura all’Accademia di Belle Arti di Budapest e presso la colonia artistica di Nagybánya, sotto la guida di Károly Ferenczy e István Réti. Nel 1928 è tra i primi borsisti dell’Accademia d’Ungheria in Roma, ma il suo soggiorno si limita solo a qualche mese. Nonostante la forte influenza del patrimonio artistico di Roma e del paesaggio italiano, Szőnyi opera prevalentemente in Ungheria, in particolare nell’Ansa del Danubio, a Zebegény. La sua arte rappresenta in pieno il cosiddetto stile di Nagybánya. Tra le sue tematiche principali si ricordano il paesaggio e gli eventi quotidiani della vita contadina del villaggio di Zebegény.
Carlo Marino