Uno straordinario Leo Gullotta è “Bartleby lo scrivano” al Teatro Quirino in Roma

photo copyright 2022 by Carlo Marino #carlomarinoeuropeannewsagency

Dal 29 marzo al 3 aprile al Teatro Quirino in Roma va in scena BARTLEBY LO SCRIVANO di Francesco Niccolini liberamente ispirato al racconto di Herman Melville( New York, 1º agosto 1819 – New York, 28 settembre 1891) per la regia di EMANUELE GAMBA.

 Alla “prima” di ieri sera al Quirino uno straordinario Leo Gullotta ha tenuto banco nella parte di Bartleby, personaggio accattivante e certamente difficile da interpretare senza possedere anche una grande capacità nell’uso del linguaggio non verbale, senza essere anche mimo. Capacità che non mancano certo a Leo Gullotta.

 Un’opera di estrema modernità “Bartleby lo scrivano: una storia di Wall Street” (titolo originale Bartleby the Scrivener: A Story of Wall Street) racconto pubblicato dallo scrittore americano, all’inizio anonimamente, in due parti, sulla rivista Putnam’s Magazine a novembre e dicembre 1853, e poi incluso nella raccolta The Piazza Tales nel 1856.

L’ “Io narrante” è il titolare di uno studio legale di Wall Street a New York che svolge “un lavoro discreto fra i titoli, le obbligazioni, le ipoteche di uomini abbienti”, e si descrive come “una persona eminentemente cauta e fidata”. I suoi impiegati sono Turkey, un anziano inglese,  modello di efficienza al mattino che diventa insolente e pasticcione dopo pranzo; Nippers invece, un giovanotto ambizioso, inquieto e irritabile al mattino ma che lavora bene al pomeriggio e una segretaria civettuola che si fa corteggiare a turno da entrambi ma che spasima per il datore di lavoro.

 Il narratore, pur notando queste eccentricità, accetta di buon grado i suoi dipendenti e, con l’ampliarsi dell’attività, decide di assumere un terzo scrivano. Risponde all’annuncio Bartleby, che si presenta in ufficio come una figura “pallidamente linda, penosamente decorosa, irrimediabilmente squallida!”.  Bartleby viene assunto e si dimostra un eccezionale lavoratore ma la sua continua, gentile maniera di esprimere il rifiuto ad ogni tipo di richiesta paralizza il lavoro e la logica: una sorta di inattesa turbolenza atmosferica che sconvolge tanto l’ufficio che la vita intima del datore di lavoro.

 “Bartleby lo scrivano” è uno dei racconti più famosi della letteratura nordamericana ed è da considerarsi un precursore della letteratura esistenzialista e dell’assurdo, anche se non ebbe fortuna all’epoca della pubblicazione. “Bartleby” è uno scritto visionario in anticipo sui tempi e su molti temi dell’opera di Franz Kafka, in particolare Il Processo. Albert Camus citerà Melville come una delle sue principali influenze in una lettera a Liselotte Dieckmann che fu pubblicata sulla French Review nel 1998. Una celebre lettura del personaggio di “Bartleby” viene data in “Bartleby, la formula della creazione”, testo scritto da Gilles Deleuze e Giorgio Agamben.

“Bartleby” preconizza tutti i problemi che il mondo contemporaneo e globalizzato sta vivendo nel campo del lavoro, in questo sta sicuramente la sua preveggenza: quello che a ragione è stato definito “uno dei più bei racconti dell’epoca moderna” va letto e riletto in un momento in cui la perdita della centralità del lavoro nella società contemporanea ha stravolto la concezione del sé e il senso d’identità ad esso indissolubilmente legato. E l’arte mimetica di Leo Gullotta è un ausilio indispensabile per riscoprire il grande narratore Herman Melville.

Carlo Marino

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