IL PIU’ BELL’ADDIO in scena al Teatro Cometa Off in Roma

Foto per gentile concessione Maya Amenduni – @AgenziadiComunicazione

Sarà in scena al Cometa Off, dal 7 al12 febbraio lo spettacolo IL PIU’ BELL’ADDIO, testo e regia di Pierpaolo Palladino, drammaturgo, regista e attore . Protagoniste: Beatrice Fazi e Marina Zanchi. Lo spettacolo che è stato vincitore del Premio Calcante siad 2020 ha le scene e costumi di Alessia Sambrini e le musiche originali di maestro Pino Cangialosi.

IL PIÙ BELL’ADDIO ha vinto il premio nazionale di drammaturgia CALCANTE-SIAD per il 2020. Nella motivazione della giuria si parla di “Un testo delicato e poetico ‘Il più bell’addio’ che affronta, tra realtà e immaginazione, il rapporto fra una madre e una figlia (…) I dialoghi sono serrati e taglienti, con una scrittura che fa immergere pienamente nel mondo creato da Palladino fin dalle prime battute“. 

La pièce si incentra sul rapporto fra una madre e una figlia e il loro quotidiano, fatto di piccole ripicche e di ricordi del passato: uno spettacolo che ha per protagonista un legame intimo e indissolubile, una giostra divertente e drammatica costruita sul conflitto e la riappacificazione, nel tentativo di elaborare un lungo addio che si svela con l’inserto di telefonate esterne, tra realismo e immaginazione, lungo il solco tracciato dall’inscindibile dilemma fra la spietatezza della verità e l’opportunità della menzogna.

Pierpaolo Palladino mette a nudo l’esigenza irrinunciabile degli individui di comunicare anche oltre il limite della vita stessa, proprio in un tempo come quello attuale segnato da una pandemia che ha isolato e segregato nelle case divenute rifugio e prigione delle coscienze.

Angela non è mai riuscita a superare la figura materna e si identifica nel vittimismo della figlia negletta, ribaltando il suo senso di colpa in critica alla madre, suo perenne oggetto d’amore. La Madre, che in maniera speculare ha interiorizzato tale dinamica, istiga e al contempo schiva le reazioni di Angela, punzecchiandola proprio nei punti in cui è più suscettibile: il rapporto coniugale, la vita sociale, ma anche l’assennatezza del fratello Paolo e la stessa figura paterna, a cui la figlia si aggrappa nel ricordo. Un conflitto profondo e insuperabile che si manifesta nelle ripicche quotidiane e finanche divertenti, basate sul culto delle carte da gioco, l’urgenza delle bollette da pagare, l’olio con cui friggere le melanzane.

Su questo teatro delle recriminazioni che si dipana, seguiamo le due attrici con azioni che spesso contraddicono ciò che i personaggi stanno dicendo. Tale dinamica testimonia il contrasto tra lo sforzo del dire e quello del fare, laddove le parole, spesso aggressive, dissimulano ciò a cui fisicamente e ritualmente i due personaggi si stanno preparando, tra uno scontro e una riappacificazione, in un flusso di coscienza comune a entrambe, alla ricerca di un ultimo disperato chiarimento che prende sempre più i connotati di un addio definitivo.

Nelle note di scena di Alessia Sambrini si legge “La vicenda si ambienta in un appartamento di due donne, madre e figlia. Il mobilio dignitoso seppur datato suggerisce un’atmosfera tipica degli interni italiani senza tempo. La scena è circolare: come in quelle palle di vetro che se le giri scende la neve insieme a quei piccoli lustrini che galleggiano nell’acqua. È la “casa di mamma” con il pavimento alla veneziana”.    

 I personaggi agiscono dunque in un ambiente ovattato dalla patina del loro vissuto. I dialoghi, semplici e diretti, rimandano a sguardi incrociati tramite giochi di specchi della credenza o della trousse dei trucchi, vestizioni e repentini cambi d’abito, come di scarti emotivi, con cui i due personaggi svelano al pubblico intenzioni altrimenti taciute tra loro. Il tutto armonizzato dagli appunti musicali del compositore Pino Cangialosi, che accompagnano l’impasto dialogico dei protagonisti.

Per interpretare al meglio ognuno di questi aspetti l’autore e regista ha scommesso su due attrici di esperienza e di spessore come Beatrice Fazi e Marina Zanchi, nei ruoli della figlia appassionata e disperata e della madre vitale e dinamica.

Carlo Marino

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