Al Teatro Basilica in Roma lo spettacolo “Finzioni” tratto da Jorge Luis Borges

Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo.
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Dal 17 al 20 novembre 2022 sarà in scena al TeatroBasilica in Roma la compagnia residente del Gruppo della Creta con lo spettacolo Finzioni, tratto dai racconti di Jorge Luis Borges per la regia di Alessandro Di Murro. Si tratta di uno spettacolo di Anton Giulio Calenda, Alessandro Di Murro, Tommaso Emiliani con le musiche originali Enea Chisci. Il Gruppo della Creta, di cui fanno parte Matteo Baronchelli, Jacopo Cinque, Alessio Esposito, Lorenzo Garufo, Amedeo Monda, Laura Pannia, è un team di artisti che dal 2015 realizza spettacoli e progetti incentrati sulla nuova drammaturgia, rappresentando le problematiche della realtà contemporanea.

Il Gruppo nel 2019 decise di prendersi la responsabilità di riqualificare il TeatroBasilica (già Teatro Sala Uno) di Roma, per rispondere alla difficile situazione in cui versava – e forse ancora versa- la scena teatrale romana contemporanea. A partire da questo spazio ha preso vita la ricerca artistica della compagnia.

Nelle note di regia di Anton Giulio Calenda e Alessandro Di Murro è scritto : “È indubbio. Abitiamo l’epoca della complessità.  Costantemente studiati, costantemente profilati e costantemente produttori di dati, riesce difficile persino a noi stessi comprendere il nostro posto nel mondo. Troppe sono le esperienze, virtuali e non, che frammentano la nostra esistenza.

In balìa di tempeste di informazioni in cui discriminare tra conoscenze autentiche e heideggeriane “chiacchiere” è esercizio riservato ad algoritmi, a noi sembra di annegare. Quando siamo sul punto di “cogliere tutti i punti dell’universo”, ecco che nuove complessità si schiudono sul nostro orizzonte. Non possiamo fare affidamento su categorie nette, né su divisioni manichee. Le recenti cronache lo dimostrano, il tolstojano confine tra guerra e pace è oggi quanto mai friabile, tutt’altro che definibile. Nemmeno i quattro elementi cari ai filosofi presocratici vengono più in nostro soccorso. Acqua, aria, terra e fuoco non bastano a descriverci. Occorrerebbe per lo meno prendere in considerazione anche la dimensione extra atmosferica e quella cyber. Ma ancora ci troveremmo distanti da una qualsivoglia, appropriata riduzione.

Abbiamo deciso di rinchiuderci nel labirinto di Borges perché riconosciamo a Borges la paternità del concetto di rete espresso in forma letteraria. Poco importa se oggi la Biblioteca di Babele non sia composta da tomi ma da pagine virtuali. Se l’Aleph non è punto tangibile, ma il web. Noi, in quanto gruppo di teatranti che deve mettere in scena una rappresentazione, ci siamo voluti smarrire all’interno dei suoi racconti. Intrappolati nel relativismo della veglia, noi abbiamo preferito il relativismo del buio spazio scenico, dove ogni personaggio non è un personaggio. Dove di fronte a una storia si pone un’anti-storia. Cittadini del mondo dominato dal caos nella vita di tutti i giorni, noi di questa cittadinanza contemporanea abbiamo deciso di farne motivo di vanto, erigendola a cifra precipua della nostra generazione. Noi, nell’impossibile tentativo di tradurre in scena l’anima di Borges, ci siamo tra- mutati tutti in anti-eroi borgesiani, alle prese con l’enigma insolubile di descrivere un mondo impossibile da descriver”.

Carlo Marino

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