TEORIA DELLA CLASSE DISAGIATA al Teatro Basilica in Roma

Photo copyright 2022 by Carlo Marino #carlomarinoeuropeannewsagency
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Sarà in scena al TeatroBasilica in Roma, dal 13 al 15 ottobre, TEORIA DELLA CLASSE DISAGIATA, di Sonia Antinori dal saggio di Raffaele Alberto Ventura (minimum fax). Il libro è diventato un ‘cult’ per millennial e generazione Z in quanto l’autore ha introdotto nel dibattito pubblico italiano il concetto di «classe disagiata», intesa come classe media declassata e difeso un principio di «tolleranza radicale» delle differenze culturali rivolto contro ogni universalismo ed essenzialismo. Il libro è diventato uno spettacolo coraggioso e intelligente prodotto da Malte & Collettivo Ønar / Marche Teatro.

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Malte & Collettivo Ønar è un gruppo di artisti under 35 (finalisti al premio Rete Critica 2022), dopo il successo clamoroso di un crowdfunding e grazie alla collaborazione di Marche Teatro, ha realizzato lo spettacolo omonimo.

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La drammaturgia è di Sonia Antinori, la regia di Giacomo Lilliù, che la scorsa estate “per la sua personale ricerca artistica” ha ricevuto un prestigioso riconoscimento nell’ambito della prima edizione di Fondo, network a sostegno della creatività emergente, promosso dal Festival di Santarcangelo e sostenuto da una rete di partner nazionali; ne sono interpreti lo stesso Lilliù con Matteo Principi.

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Nel suo saggio, Ventura ha esteso le analisi di Thorstein Veblen sulla classe agiata alla piccola-media borghesia occidentale, interessandosi alle forme contemporanee del consumo vistoso nel contesto di un’economia reputazionale altamente competitiva. Per via della natura posizionale dei titoli di studio, secondo l’autore l’escalation degli investimenti formativi privati produce in seno alla borghesia una sottoclasse «disagiata», tormentata dalla prospettiva del declassamento. Lo spettacolo descrive proprio una generazione cresciuta con il dovere morale di inseguire passioni, prosciugare patrimoni familiari e primeggiare nella scalata sociale, mentre oggi il terreno sembra franarle sotto i piedi –una classe media delusa, disforica, fin troppo acculturata, non più agiata, bensì disagiata: “Immaginate un’azienda che fabbrica un certo tipo di macchina in previsione di una domanda molto ampia. Immaginate poi che la previsione si riveli completamente sbagliatala domanda si è contratta e le macchine non si vendono. Immaginate allora tutte queste belle macchine, oramai inutili, abbandonate nei magazzini. O svendute. Smontate. Distrutte. Bene. Ora immaginate di essere una di quelle macchine.”

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Due ‘rappresentanti di classe’ conducono questo varietà tragico in cui si fanno portavoce delle mistificazioni, delle fragilità, delle meschinità di se stessi e dei loro simili, barcamenandosi fra il ridicolo e il macabro, squadernando un album di parabole letterarie e filosofiche, scambiandosi il ruolo di ragione e sentimento, vittima e carnefice, sacerdote e sacrificato; sono l’economista e il bovarista, il Todestrieb e il Lebenstrieb della classe disagiata, gli officianti del funerale di un’illusione collettiva.

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Si tratta dell’adattamento teatrale di un saggio contemporaneo con le potenzialità di un dramma borghese. In scena due stand-up tragedians che incarnano cinque scenari di piccolo capitalismo quotidiano, di inesorabile consumismo dei corpi, intrecciandosi in un rituale grottesco che danza intorno alla realizzazione personale senza mai riuscire a toccarla. Nel dipingere questo dramma borghese, a volte più simile a una tragedia esistenziale, il libro di Raffaele Ventura rilegge l’economia come fosse letteratura e la letteratura come fosse economia, convocando autori come Shakespeare, Goldoni, Cechov, Molière. È così che si è delineata l’occasione di partire dal saggio per rappresentare i paradossi socioeconomici del presente attraverso la metafora del teatro, un settore produttivo che, sebbene stremato da un mondo sempre più virtuale, continua indomito a fare i conti con una concretezza fatta di costi vivi, assi e polvere, relazioni e contatto.



Teoria della classe disagiata si propone come un laboratorio sociale instabile, attingendo anche dal portato emotivo e biografico di una compagnia che, composta quasi interamente da under 35, incontra quotidianamente il disagio di cui si tratta; allo stesso tempo però punta ad assumere un valore il più ampio possibile, riflettendo sulla configurazione politica attuale e tracciando un discorso che dalle ansie delle generazioni più recenti si estende fino al trauma della scomparsa della classe media.

Carlo Marino

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Published by historiolaeartis

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