Giorni Infelici di e con Sabrina Scuccimarra

Sarà in scena al Teatro Le Maschere, via Aurelio Saliceti 1/3 in Roma, dal 26 al 29 maggio, lo spettacolo Giorni Infelici di e con Sabrina Scuccimarra, per la regia di Martino D’Amico.

Giorni Infelici è un atto di coscienza, la manifesta futilità dello sforzo di rompere il cliché in cui è stata rinchiusa la propria esistenza. Donna, la protagonista e sola interprete di sé stessa, fronteggia la sua giornata con la corazza dei dialoghi abitudinari e degli amori ideati, facendo attenzione a che tutto resti canalizzato nel binario dello stereotipo felice e dei luoghi comuni, costruiti con cura in 50 anni di semi-vita.

E così, da sempre e per sempre, per arrivare alla fine della giornata. La vitalità di un cervello e di un cuore vivo e pulsante viene ridotta a modello immateriale ed immutabile; un ricordo improvviso o una pausa non prevista, potrebbe distruggere quel castello di certezze. Donna recita così il suo copioncino quotidiano ma l’inaspettato arrivo di una “vicina” stravolge tutto, costringendola a cambiare il finale.

Lo spettacolo prende spunto, ovviamente, da Giorni Felici di S. Beckett. Un’occasione di partenza, come accade dai grandi maestri, ma non vuole minimamente paragonarvisi né esserne estensione. E se nel capolavoro del grande scrittore irlandese, la forza drammatica non risiede nel dialogo, perfetto e senza increspature, riproducente una normale conversazione di una coppia piccolo borghese impegnata in discorsi di circostanza, ma nel dato visivo (la desertificazione scenica, la pistola, …) in Giorni Infelici, il dialogo che Donna inscena con i suoi personaggi brevettati,  ricalca l’atto di coscienza del cliché di vita ribadendone la forza e il valore quotidiano, in uno sviluppo solo illusorio di consapevolezza. Cristallizzato, invece, anch’esso in un modello rassicurante e partecipato. Qui, cioè, la traccia di vita è lo sforzo di consapevolezza e parlarne, parlarne, parlarne … Donna mostra, suo malgrado, non l’umano soffrire, il vuoto delle esistenze ma come è possibile sopravvivere ad esso, in un processo che appare cosciente ma cosciente non è. E questo è anche molto comico.

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