La Memoria Collettiva di Ozge Sahin

È stata inaugurata il 17 dicembre nella Sala Santa Rita la mostra La Memoria Collettiva di Ozge Sahin, ultimo in ordine cronologico dei 12 progetti vincitori del “Bando di selezione Sala Santa Rita 2021”, promosso da ROMA Culture e affidato in gestione all’Azienda Speciale Palaexpo nell’ambito della sua missione di “Polo dell’arte e della cultura contemporanea”. Originaria di Istanbul, Ozge Sahin è un’artista visiva che vive a Roma. Dopo la laurea presso l’Università di Istanbul Bilgi con specializzazione in relazioni internazionali, studia Grafica e Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Nei suoi ultimi lavori esplora il tema del tempo, spaziando dalla fotografia, all’uso del filo, all’installazione.  Si tratta di un esperimento che restituisce la Sala Santa Rita alla Città e la trasforma in un osservatorio attraverso il quale avvicinarsi ad opere d’arte di natura diversa, tutte ideate in stretta relazione con il luogo che le ospita e autentiche espressioni della creatività contemporanea.

L’opera di Ozge Sahin, nata durante il lockdown del 2020, ruota intorno al concetto di tempo e della sua percezione da parte del singolo e della collettività.

L’installazione realizzata per la Sala Santa Rita, caratterizzata da un telo su cui l’artista ha cucito i propri ricordi e le proprie emozioni, esprime la consapevolezza del legame tra memoria personale e memoria collettiva e deriva dall’esperienza di una nuova percezione del tempo non lineare.

Nello spazio che accoglie l’opera, simbolo anch’esso di un tempo che scorre e di una memoria che muta, si dispiega, da una parte, la memoria collettiva, circolare, che tocca tutti, spettatori inclusi, e dall’altra, l’intima percezione, in cui i ricordi e gli eventi sono strettamente legati alla vita dell’artista.

“La mia memoria individuale non potrà mai essere vissuta solo nello spazio chiuso della mia casa, si fa collettiva quando tocca un trauma come il lockdown. I segni circolari nell’opera indicano il desiderio di uscire dall’intimità e di connettersi con gli altri. L’opera non è più solo una terapia individuale, ma è volta a creare un dialogo tra “io” e “noi”, il cerchio diventa simbolo di un insieme che accoglie tutti” racconta Ozge Sahin.

“Il silenzio, la solitudine mi hanno insegnato a connettere tutti i diversi tempi. Mentre ricamavo, cucivo, scrivevo, esprimevo me stessa, vivevo diversi stati d’animo come la noia, la paura, l’angoscia. Il mio orologio è diventato uno stato d’animo senza tempo, in cui le emozioni si sono sostituite alle ore, ai giorni, agli anni. La Memoria Collettiva racconta un tempo ciclico, emotivo e folle, senza una fine né un inizio” spiega l’artista.

L’opera site-specific è accompagnata da una registrazione audio.

Nelle giornate di apertura e chiusura della mostra – il 17 e il 30 dicembre – è prevista una performance di Giulia Manili. L’azione performativa si svolgerà in tre turni: alle 18, alle 19 e alle 20.

Carlo Marino

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