I Berliner Philharmoniker a Roma

foto copyright Stephan Rabold

I Berliner Philharmoniker furono istituiti nel 1882 come gruppo indipendente, denominato Former Bilse Kapelle, da un nucleo di 54 musicisti. La compagine dei “Berliner” si organizzò in maniera più strutturata dopo l’incontro con l’impresario Hermann Wolf. Il primo direttore fu Hans von Bülow, seguito da Arthur Nikisch che nel corso dei ventisette anni a seguire determinò il carattere peculiare dell’orchestra. Ogni musicista fu incoraggiato a sviluppare le sue doti solistiche e musicali a vantaggio dell’unicità della compagine che in breve raggiunse una fama internazionale con un vasto repertorio di autori classici e romantici e del tardo sinfonismo tedesco.
La prima volta a Roma dei Berliner a Santa Cecilia fu quasi novant’anni fa, il 6 maggio 1932, sotto la guida di Wilhelm Furtwängler che con cadenza regolare fu presente nelle stagioni di Santa Cecilia fino al gennaio del 1941, e dopo una lunga pausa, ancora una volta nel 1954. Quattro anni dopo l’orchestra fu nuovamente nel cartellone di Santa Cecilia diretta questa volta da Herbert von Karajan, ma bisognerà attendere i primi anni Novanta per ascoltare di nuovo i Berliner che, sotto la guida di Claudio Abbado, tornarono a Roma in più occasioni (nel 1993 e nel 1996). Nel 2001 fu il trionfo del Beethoven Festival nel corso del quale Abbado li diresse nell’interpretazione dei capolavori del Maestro di Bonn accanto a giganti del pianismo internazionale come Alfred Brendel, Martha Argerich, Evgenij Kissin, Maurizio Pollini. L’ultima presenza a Roma risale a diciassette anni fa, nel maggio 2004 sotto la direzione di Simon Rattle.
Il prossimo 21 novembre i Berliner Philharmoniker, l’orchestra più prestigiosa al mondo, torneranno a Roma dopo 17 anni – unica data italiana – per il pubblico dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (Sala Santa Cecilia, Auditorium Parco della Musica ore 21). L’orchestra sarà guidata dal suo Direttore Principale Kirill Petrenko – appena salito per il terzo anno consecutivo sul podio dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia – che conferma il particolare legame con l’Istituzione romana. Il celebre direttore russo, a capo dei Berliner Philharmoniker dal 2019, preferisce che a parlare per lui sia il suo lavoro, il suo modo di dirigere rivoluzionario, dal quale si irradia una incredibile energia, riconosciuta dai musicisti stessi e dal pubblico come “sorgente di infinite emozioni”.
Le musiche in programma coprono un arco di temporale di più di un secolo. In apertura l’approccio romantico di Felix Mendelssohn che con la Sinfonia n. 3 “Scozzese” ripercorrerà le suggestioni di un viaggio a Edimburgo sulle orme di vestigia storiche legate a Maria Stuarda, ‘diario musicale’ concluso nel 1842, anno in cui il compositore concluse la Sinfonia dedicandola alla regina Vittoria. Tutt’altro clima nella Sinfonia n. 10 che Dmitri Šostakovič scrisse nel 1953 pochi mesi dopo la morte di Stalin, nella quale egli ripercorse il tormento dei lunghi anni di dittatura. Circa otto anni separano questa sinfonia dalla Nona, e tale stacco cronologico si riflette anche nel mutato clima sonoro dell’opera, segnata da un linguaggio tormentato, ricco di chiaroscuri e di amara ironia.
Senz’altro un’esperienza imperdibile per gli amanti della musica!

Carlo Marino
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