Un prezioso reperto etrusco recuperato a Londra esposto alla Centrale Montemartini in Roma

Un’antefissa etrusca policroma degli inizi del V secolo a.C. raffigurante una menade in atto di danzare al suono dei crotali (un tipo di antiche nacchere), venne messa all’asta da Christie’s a Londra nel dicembre 2019. L’antefissa etrusca raffigurava una menade in passo di danza, priva della testa ma che conservava ancora una vivace policromia. I dati di vendita indicavano solo l’appartenenza dell’opera a una collezione privata inglese dal 1994, cosa che ha attirato l’attenzione degli esperti, data l’analogia con le tre antefisse raffiguranti satiri e menadi esposte in una sezione della mostra, a loro volta già restituite all’Italia in quanto provenienti da scavi clandestini.

Un ulteriore approfondimento, subito condotto dai curatori della mostra su richiesta dei Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale, ha dimostrato il rapporto della “nuova” antefissa con un esemplare identico esposto nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Questo era stato rinvenuto nel 1937 a Veio, nel corso di scavi regolari della Soprintendenza presso il santuario etrusco di Campetti Nord, in un sito già violato in precedenza dai famigerati “tombaroli”. Apparve evidente che le due antefisse erano state ricavate da una stessa matrice e decorate nella stessa officina, e quindi molto probabilmente in origine decoravano il medesimo edificio sacro.

Grazie alla sensibilità e generosità di Bulgari S.p.A. che ha acquistato il reperto all’asta e lo ha donato, attraverso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, allo Stato italiano, l’antefissa può oggi essere esposta al pubblico nella mostra “”Colori degli Etruschi. Tesori di terracotta alla Centrale Montemartini”, in programma fino all’1 novembre 2020, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale. Successivamente, essa entrerà a far parte delle collezioni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, per riunirsi finalmente agli altri materiali provenienti dal medesimo contesto archeologico.

Carlo Marino

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