Dal 7 al 12 gennaio al Teatro Argentina in Roma, Antonio Calenda, dirigerà “Falstaff e il suo servo”, di Nicola Fano e Antonio Calenda, liberamente tratto da William Shakespeare; protagonisti Franco Branciaroli, Massimo De Francovich e con Valentina Violo, Valentina D’Andrea, Alessio Esposito, Matteo Baronchelli.
Lo spettacolo ripercorre gli ultimi giorni di vita di Falstaff. Per la creazione di questo personaggio, un cavaliere grasso e vanaglorioso, il Bardo s’ispirò a sir John Oldcastle, militare che guidò le milizie inglesi durante una fase della Guerra dei cent’anni e che fu ucciso sotto il regno di Enrico V, perché era un lollardo. “Falstaff e il suo servo” ne evoca tutte le sue avventure: un teatro nel teatro nel quale il Servo assume il ruolo di regista demiurgo (tale era lo stesso Shakespeare, quando metteva in scena i suoi copioni con i Lord Chamberlain’s Men , celebre compagnia teatrale inglese che fu in auge dalla fine del XVI secolo fino al 1603 con l’ascesa al trono di Giacomo I). In questo caso, Falstaff è un eroe tragicomico, una biglia impazzita nel gioco della vita.
Ne viene fuori un inventario delle beffe (tutto il mondo è beffa, dirà lucidamente il Falstaff di Verdi/Boito) sopportate dal personaggio fino all’epilogo drammatico: la rottura con l’amico/allievo di sempre Enrico e l’abbandono in solitudine, lontano da quella guerra di Agincourt dove tutti gli altri – non lui – conquisteranno gloria eterna. Naturalmente, in questa cavalcata nella propria vita, Falstaff avrà accanto i personaggi che Shakespeare gli aveva assegnato: le comari di Windsor, l’Ostessa, ma anche i compagni di bevute Bardolph e Francis. Anzi, saranno proprio loro ad issarlo su un grande cavallo dal quale egli cadrà per sempre nella polvere. Si tratta di una vera e propria traversata nelle atmosfere shakespeariane, rielaborate per un pubblico contemporaneo che voglia cogliere l’eternità del duello tra Caso e Ragione.
Carlo Marino
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