ANNA MAZZANTINI,dal 5 all’8 dicembre 2019, al TEATRO BRANCACCINO va in scena con ANNA CAPPELLI di ANNIBALE RUCCELLO per la regia di Giancarlo Fares .
È la storia di un’impiegata al comune di Latina costretta a condividere il cucinotto di un appartamento di provincia con la Signora Rosa Taverini e i suoi “puzzolentissimi gatti”. La convivenza non è affatto facile: l’una lamenta la puzza di pesce bollito, l’altra l’odore di pancetta fritta. Tra una pratica e l’altra, però, Anna conosce Tonino Scarpa, un ragioniere scapolo, contrario al matrimonio, che vive in una casa di proprietà con dodici stanze e una cameriera tuttofare. Tra il pettegolezzo dei colleghi e un certo pregiudizio sociale di matrice cattolica, e dopo che Tonino le ha fatto una proposta di convivenza, Anna convinta si decide a convivere. La storia non è a lieto fine e si concluderà con un macabro e claustrofobico delitto celebrato con “un vero e proprio atto d’amore”.
Annibale Ruccello (nato a Castellammare di Stabia (NA) nel 1956 e scomparso prematuramente a Roma nel 1986 scrisse quest’ultima opera poco prima della sua tragica morte .
Questa pièce racchiude la ricerca e l’innovazione del teatro di sperimentazione perseguito a partire dagli anni ’70. La drammaturgia di RUCCELLO ricevette il riconoscimento da parte dell’Istituto del Dramma Italiano (premio IDI) nel 1983 con “Week-end”
e anche nel 1985 con il celebre “Ferdinando”.
Nelle NOTE DI REGIA Giancarlo Fares scrive:
“L’amore che Anna dedica al suo uomo rientra nel concetto di fusione, di possesso. Il sentimento che lei
prova per Tonino è qualcosa di forte, profondo, connaturato e atavico. La dinamica relativa alla sua possessività è frutto del suo bagaglio personale, nonché socio-culturale. La parola “amore” viene interpretata
nel senso di a-mors, dal latino “senza morte”, quasi a sottolineare l’intensità senza fine di questo
potentissimo sentimento: Anna vuole Tonino in maniera per l’eternità.
La messa in scena vuole evidenziare il dolore di una donna che al culmine dello shock, si trasforma in pazzia, quel dolore subdolo e devastante dell’abbandono che rende Anna Cappelli vittima delle sue stesse fragilità. Rendere “proprio” l’altro significa portarlo a rispondere a propri bisogni affettivi derivanti dal
passato che non potranno mai essere colmati.
Possesso che invade e amore che distrugge: due sentimenti forti che giocano in scena.”
Carlo Marino
#carlomarinoeuropeannewsagency