Michele Placido con Anna Bonaiuto al Teatro Quirino in Roma in PICCOLI CRIMINI CONIUGALI

Di lontane origini alsaziane da parte di padre, Éric-Emmanuel Schmitt (1960) si è diplomato presso il conservatorio di Lione e ha studiato successivamente filosofia, laureandosi nel 1983 con la tesi “Diderot e la metafisica” all’École Normale Supérieure de la rue d’Ulm. Tema portante delle opere di Schmitt è la ricerca sulla siano complessità dei rapporti nella vita privata.
Nel 1991 ha intrapreso la sua attività come drammaturgo, tuttora in corso e a cui, nel frattempo, ha affiancato quelle di saggista e romanziere. La sua commedia Il visitatore ha vinto, nel 1993, tre Premi Molière: “Rivelazione teatrale”, “Miglior autore”, “Miglior spettacolo di teatro privato”.
Piuttosto originale, poi, l’occasione di Piccoli crimini coniugali, al Teatro Quirino in Roma dall’1 al 13 ottobre, dove un uomo perde la memoria (e la propria identità) a causa d’un banale incidente, mentre la moglie tenta di ricostruire il suo passato grazie agli effetti personali, le stanze della casa coniugale, i ricordi dei conoscenti e così via. Il testo di Schmitt è uno spedito e dinamico confronto verbale tra i due protagonisti, un susseguirsi di battute, ora amorevoli ora feroci, ora ironiche ora taglienti, uno scontro che si genera dove una grande passione profonda cerca un modo per sfogarsi. Il battibecco diventa fondamentale, vitale.
La trama si svolge sull’altalena del matrimonio dei due protagonisti. Un sottile, brillante gioco al massacro a due voci inventato dal drammaturgo più amato d’oltralpe.

Gilles e Lisa, una coppia come tante. Da ormai quindici anni si trovano a vivere un, apparentemente, tranquillo ménage familiare.
Lui è uno scrittore di gialli e non è un grande fautore della vita a due, convinto che si tratti di un’associazione a delinquere finalizzata alla distruzione del compagno/a. Lei, moglie fedele, è invece molto innamorata e timorosa di perdere il marito, magari sedotto da una donna più giovane.
È il piccolo incidente domestico, in cui Gilles, pur mantenendo intatte le proprie facoltà intellettuali, perde completamente la memoria, la causa scatenante di un sottile e distruttivo gioco al massacro tra i coniugi. L’essere costretti in qualche modo a dirsi apertamente quello che era percepito da tempo, la consapevolezza chiara ed intelligibile di alcune realtà e verità prima solo intuite diventano momenti necessari alla vita di coppia, per consentire a due persone di crescere insieme, di rispettarsi, di convivere.
I tentativi di Lisa di aiutare il compagno a riappropriarsi della sua identità e del loro vissuto comune diventano un percorso stravagante, divertente e doloroso, che conferma il sospetto di molti che anche la coppia più affiatata non è che una coppia di estranei.
Carlo Marino
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