Rebirth, l’incompletezza come condizione inevitabile dell’esistenza, alla White Noise Gallery in Roma

Alla White Noise Gallery in Roma dal 24 marzo al 21 aprile 2018: Santissimi Rebirth a cura di Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti.
Due teste umane sorrette soltanto dalle proprie braccia aggrappate a un trespolo, in posizione da volatile. In un romanzo dell’800, saremmo di fronte alla fantasia di uno scienziato pazzo. Nella realtà di oggi, siamo di fronte a un’opera di Sara Renzetti e Antonello Serra, due artisti radicali e rigorosi, poeti della carne che trovano nelle anatomie impossibili la rappresentazione visiva e concettuale dell’essere e dell’esistere. Alla White Noise Gallery, “Rebirth” sarà il primo atto di un nuovo percorso della galleria romana che dal quartiere di San Lorenzo si trasferisce in pieno centro, nel cuore di uno dei quadrilateri dell’arte contemporanea a Roma, inaugurando una programmazione più coraggiosa e concettuale, di matrice fondamentalmente installativa.
I Santissimi usano il corpo come strumento di comprensione dello spazio e del tempo, indagandolo nel ciclo nascita-morte. Il corpo è per questi artisti una sorta di guscio che racchiude storie e memorie, individuali e collettive, la superfice narrativa di un discorso sulle condizioni sociali, politiche e culturali del soggetto contemporaneo in crisi, condannato a dimenarsi fra isolamento e allucinazione, desiderio e frustrazione.
La tecnica utilizzata è la modellazione del silicone, successivamente cristallizzato nella resina ed i Santissimi creano sculture a misura umana (che così diventano specchio riflesso dello spettatore) di corpi indeboliti e crudelmente imperfetti, portatori sani di deformazioni emotive e fisiche. Corpi dagli occhi chiusi ed il volto impassibile. Corpi disturbanti ma immersi in una calma irreale perché hanno imparato l’angoscia esistenziale e riconosciuto l’incompletezza come condizione inevitabile dell’esistenza. Ogni opera suggerisce la promessa di un movimento che non arriva mai, dilatando il tempo in un unico, infinito attimo. E tra angoscia e malinconia, si susseguono fossili anatomici e corpi da incubo. Per i Santissimi lo sfasamento continuo dell’identità costituisce la forma e la sostanza di esseri che hanno dimenticato la loro storia naturale e la loro provenienza. Tale sorta di passione da laboratorio rivela l’empirismo filosofico come corrente culturale di riferimento dei Santissimi e si traduce nella messa in forma, in materia, in arte del pensiero filosofico-scientifico. La potenza delle immagini dei Santissimi, dunque, sconvolge e riscrive il concetto di pudore, di morbosità, di corpo in un orizzonte che contempla il cinema del primo David Cronenberg, alcune metamorfosi di Jan Fabre e il “corpo senza organi” teorizzato da Antonin Artaud.

Carlo Marino

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