Torna al Teatro Quirino di Roma: Giulietta e Romeo

Torna al Teatro Quirino di Roma, nella messinscena pensata da Fabrizio Monteverde , il celebre titolo del Balletto di Roma: Giulietta e Romeo. E’ una realizzazione che segue puntualmente il testo di Shakespeare e la celebre partitura di Prokovief riuscendo ad essere prodigiosamente snella. Fabrizio Monteverde inizia la propria attività artistica nel 1976 come attore e aiuto regista di Muzzi Loffredo nello spettacolo “Un giorno Lucifero” presentato al Festival di Spoleto e al Piccolo Teatro di Milano. L’autore, considerato tra i più apprezzati della scena contemporanea della danza italiana si spinge ad indagare il nucleo centrale e l’essenzialità delle storie e delle emozioni più vaste e sconfinate. La vicenda shakespeariana si sposta da Verona a un paese italiano mediterraneo, un qualsiasi sud, fatto di tradizioni, leggi violente, inesorabili, sentimenti di odio e di amore sublimi, mescolanza di venustà e ferocia. Ad esacerbare le emozioni dei personaggi anche l’epoca in cui agiscono: non più un medioevo giocoso ed esotico come quello Shakespeariano, non più un medioevo romantico come quello ottocentesco, ma il secondo dopoguerra del Novecento, con tutte le sue tensioni tra tradizionalismo e spinta a ricostruire e rinnovare. E’ una crudeltà che si fa straordinaria esperienza.

Giulietta è qui una giovane donna che, pur vivendo in un paese conservatore, dimostra una elezione sublime alla ribellione, che scoprirà amaramente vana. La donna rappresenta uno spirito indipendente e audace, che fa innamorare Romeo trascinandolo con il suo anticonformismo. Due personaggi scarsamente trattati sia nella tradizione che nell’originale manovrano, simili a Parche, i fili della tragedia: si tratta delle madri di Giulietta e Romeo. Conservatrici, differenti eppure così simili, macchinano nell’ombra fino all’ ineluttabile finale.

Manipolazione dell’originale poliedricità del Bardo di Stratford-upon-Avon che non è ambiziosa né di convenienza, ma che costituisce semmai uno sviscerare fino all’ essenziale sentimenti e  idee universali che hanno sempre fatto colpo nei lettori di Shakespeare e che risuonano ancora più forti nella loro traduzione in danza.

Carlo Marino

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