Il suo è un linguaggio da “popular art “: il pop, che fa sostanzialmente riferimento all’oggetto in produzione seriale, legato alla massa e non al singolo individuo; è, per così dire, pittura post moderna rivisitata partendo da un terreno di ricerca cubano. I dipinti si adatterebbero bene anche agli scritti di Pedro J. Gutiérrez e della sua Trilogia sporca dell’Avana: bellezza, sensualità, corruzione, vitalità. Carruana si situa tra gli artisti della diaspora cubana, tra gli anni Settanta e Novanta, e la sua esperienza nel cinema di animazione e nella produzione fumettistica ne fanno uno stimolante pittore in grado di rappresentare al meglio anche l’arte di massa. Elevando gli oggetti della società consumistica a delle vere e proprie opere d’arte, Carruana ha sviluppato una visione ibrida tra fumetti, sesso e guerra, che non mette affatto da parte lo studio introspettivo dell’individuo, ma lo fa con un discorso estetico artistico genuinamente legato alla sua terra caraibica. La sua è in definitiva una maniera non omologata di narrare le emozioni e la corporalità tra spazio simbolico e luogo antropologico.
Carlo Marino