Craig Clunas- Screen of Kings: Royal Art and Power in Ming China

Recensire il volume di un grande esperto come Craig Clunas è sempre una sfida. Ma “Screen of Kings”, pubblicato a Honolulu nel 2013 dall’University of Hawai’i Press è un testo che andrebbe tradotto in Italia e quindi la sfida vale la pena.

Screen of Kings è uno studio dell’arte e dell’architettura imperiale Ming . Fin dagli anni Ottanta Clunas si è dedicato a comprendere l’arte cinese attraverso un’accurata lettura dei testi.

Gran parte del suo lavoro si è incentrato sulla dinastia Ming (1368 – 1644). In questo suo quinto volume sul periodo Ming, Clunas ha focalizzato la sua attenzione sul Wang, tradotto da alcuni come re e da altri come principe a seconda del contesto. Clunas interpreta la parola Wang come re, membro anziano della corte, parente di sangue dell’Imperatore o Figlio del Cielo.

Citando un passo dello Shi jing (Il libro delle Odi), uno dei più antichi testi confuciani, che fa riferimento agli stati territoriali (governati dai re) che fanno da schermo attorno all’Imperatore, Craig Clunas ci porta a ripensare il materiale di epoca Ming concentrando la sua attenzione sui re in quanto mecenati. Poiché si tratta di centinaia di re mecenati in epoca Ming, l’arte prodotta da tale dinastia va vista anche come il prodotto dei parenti dell’Imperatore. Secondo l’autore nello Shanxi, nello Hubei e nello Hunan nonostante la mancanza di città imperiali molti edifici ed opere d’arte ebbero come mecenati i Wang e tali informazioni l’autore le prende dalle cronache locali (Difang zhi).

L’autore tratta dell’architettura come retaggio monumentale dei re sul territorio: ogni re Ming possedeva palazzi, pochi dei quali si sono conservati ma che sono stati descritti nelle cronache locali o dagli europei come dal portoghese Galeote Pereira che vide un palazzo reale a Guilin nel 1561.

Una parte molto interessante del libro concerne la relazione tra i re e la calligrafia e Clunas scopre che i re erano calligrafi e che patrocinavano questa arte. Pochi capolavori calligrafici di re sono sopravvissuti ai nostri giorni, ma riferimenti a tale ipotesi si trovano nel Fan xian ji (Offerte dagli Appannaggi) di Zhu Mouwei (1624), membro della famiglia reale che scrisse dei re calligrafi. Un’altra prova a sostegno della sua ipotesi Clunas la porta citando le iscrizioni su pietre del Monastero Yongzuo a Taiyuan nello Shanxi che sarebbero esempi di calligrafia reale.

Ponendo l’accento sull’importanza della riproduzione e dell’incisione su pietra Clunas scrive: “In order to be transmitted, culture had to be put, physically and materially, into the hands of those who by definition could not fully understand it” (pag.98)

Carlo MARINOclunas

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